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She

She - di Lorenzo Calza

She – di Lorenzo Calza

donne e Donne

E’ fin troppo facile, certe volte, da donna, guardarmi intorno, raccogliere esperienze personali e di amiche, rifletterci su, e sparare a zero sugli uomini.
E’ facile perché le situazioni che si presentano, pur mostrando vari livelli di fantasia e di differenze, si poggiano quasi sempre sulle stesse modalità, gli stessi schemi, tali da poter raggruppare tutta la popolazione testosteronica in cinque, massimo sei, categorie (ragionando a livello macroscopico, ovviamente).

Diventa invece più difficile, vuoi per coinvolgimento personale, vuoi per quel sentimento strano e opportunista che va sotto il nome di “solidarietà femminile”, aprire gli occhi su noi donne e riuscire a guardare il sozzume che macchia i nostri sentimenti e i nostri comportamenti nei confronti del maschio.

Ringraziando Odino, in questi giorni ho avuto l’opportunità di osservare varie donne. Ho visto mogli, compagne, fidanzate, single, madri, donne alla ricerca disperata di un uomo o di un altro uomo e mettermi le mani nei capelli è stato l’unico gesto che un po’, ma solo un po’, potesse tradurre lo sconforto, la delusione e, a tratti, anche la rabbia.

Ho visto affogare una casalinga (casalinga per scelta: lasciò il lavoro dopo il matrimonio, per dedicarsi al marito, ai figli e alla casa) in litri di detersivo. Quelli che lei ufficialmente usa per lavare le superfici domestiche, ma che in realtà, vuole che serva a cancellare tutta la sua frustrazione per aver indirizzato ogni energia nelle quattro mura domestiche. L’ho vista lamentarsi del marito e dei figli solo perché non tolgono le scarpe fuori la porta e si rifiutano di camminare in casa con le pattine; l’ho vista disperarsi perché non ha avuto il tempo di rifare il letto e di pulire il bagno; l’ho vista quasi bestemmiare perché il marito, di tanto in tanto, “pretende” di fare l’amore e non capisce che lei, a dover stare dietro a tutto, arriva la sera che non ha la forza neanche di respirare. E si incazza come una belva, quando il marito le rinfaccia che ha dimenticato di essere donna, la sua donna.

Ho parlato con una donna in carriera, tutta tailleur e agenda, e ho scoperto che le dà fastidio avere un compagno che provvede alla spesa e alle pulizie, perché lavora meno di lei. Non sopporta che sia lui “la donna di casa”, che le tolga lo scettro di regina della cucina, dell’ordine, dell’asse da stiro e della lavatrice. E non sopporta il fatto che l’iniziativa sessuale, pur accolta con passione dal suo lui, parta sempre da lei.

Ho visto quella realizzata solo ed esclusivamente nella maternità. Quella che si è sposata ed ha giaciuto nel talamo solo per poter usufruire di qualche spermatozoo, che cucina solo quello che piace alla figlia, che fa solo quello che dice la figlia, che vive ogni santissimo minuto di ogni santissima giornata solo in funzione della figlia. E anche lei si lamenta, perché ha accanto un uomo che è diventato un estraneo, che se le inventa tutte pur di uscire di casa: la pesca, il bricollage, il calcetto. Ma metterebbe la mano sul fuoco sulla sua fedeltà. E io so che non ce la perderebbe, perché lo conosco e so che la ama da morire, pur vivendo nella castità da tot anni quanti ne ha la figlia (figlia per la quale, ovviamente, esiste solo la madre).

Ho visto donne single rompere il cazzo ad uomini sposati solo per dimostrare a loro stesse e agli altri che, tutto sommato, meglio non sposate che cornute. E solo per il puro divertimento di togliere ad altre donne quello che loro non sono riuscite ad avere.
O ancora, altre single che hanno preteso di trovare l’amore tendo il cuore chiuso e le gambe aperte, e inveire contro uomini che le hanno solo usate.

Ho visto una donna stare col compagno solo perché in lui ha trovato accoglienza, amore, stabilità, certezze… ma innamorata perdutamente di un altro.

Ci sono donne che s’innamorano di un uomo e decidono di sceglierlo per la vita.
Ci sono donne che scelgono un uomo e decidono di innamorarsene.

La verità è che non credo nelle categorie, credo nelle persone.
Ed esistono uomini stronzi, cattivi, immaturi, patetici, ma anche quelli amorevoli, buoni, di cui poter avere fiducia e su cui poter contare.
Ed esistono donne amorevoli, buone, di cui poter avere fiducia e su cui poter contare, ma anche quelle stronze, cattive, immature e patetiche.

Ci sono donne che mi fanno vergognare di essere donna e donne che, invece, mi rendono fiera.

Elogio della bocca

Ci pensavo oggi.
Tutte le cose che amo fare si fanno con la bocca.
Parlare, mangiare, sgranocchiare, fumare, baciare, cantare…
Se fossi nata singola parte del corpo, e non corpo intero, molto probabilmente sarei una bocca.
Mi sarei mossa per dare forma all’aria, trasformandola in parola o in canto.
Mi sarei aperta per accogliere e conoscere nuovi cibi e nuove bevande.
Mi sarei avvolta attorno ad una sigaretta, ad una pipa, ad un sigaro.
Avrei adorato schiudermi, per poi posarmi su altre labbra, conoscerne il sapore, la morbidezza, il messaggio.

Labbra

 

 

Avrei avuto la forma e il colore della mia bocca o sarei stata la bocca di qualcun altro?
Avrei veicolato parole gentili o avrei ucciso?
Su quante bocche mi sarei posata prima di trovare la mia bocca gemella?

“La bocca si colloca in un singolare spazio intermedio fra eros e sesso. Non è puramente intellettuale come l’eros, non è solamente fisica come il sesso. Se l’erotismo parla alla mente e il sesso al corpo, è il cuore che parla attraverso la bocca.”
(Massimo Fini)

 

Appunti

Sono stanca. Ho un sonno pazzesco. Stamani sveglia alle 6, dopo solo tre ore circa di sonno. Viaggio in auto fino al centro città con un pazzo scatenato alla guida (che nemmeno il più nevrotico del Camel Trohpy…) nel traffico sportivo delle 7.30 (ho perso 10 anni di vita). Attesa di due ore e mezza per salutare un mio vecchio professore universitario che ha cambiato cattedra (ha cambiato proprio Università), due ore e mezza tra gli sguardi dall’alto verso il basso da parte delle matricole pischelle che hanno pensato di potersi rivolgere a me come ad un extraterrestre solo perché all’età di quasi 32 anni sedevo tra loro nei banchi. Lezione di un’ora che ho seguito con piacere, ricordando l’affanno di qualche anno fa nel prendere appunti e per non perdere una parola di quello che usciva dalla bocca del docente, quando invece sarebbe bastato ascoltarlo, senza perdere nessuna sfumatura di quello che diceva… ho sorriso di me stessa.
Un incontro al cardiopalmo e saluto da reduci con quello che è uno dei professori migliori (uomini migliori, in realtà) che io abbia mai conosciuto. Quattro chiacchiere, una sigaretta e un arrivederci, poco più di venti minuti in tutto, per il mio orologio, una dose da galera per me di serenità e pienezza.

Però sono stanca, tanto stanca… e allora così, qualche pensiero alla rinfusa…

“Non importa la quantità di informazioni che riuscirete a trattenere fino all’esame. Quello che mi interessa è il vostro atteggiamento nei confronti della nozione, come ci entrate dentro e come il vostro cervello ci girerà attorno. Se all’esame vi farò domande fantasiose, di cui neanche io conosco la risposta, vuol dire che l’esame sta andando bene!”
(E questo non è un pensiero mio, ma del professore in questione… quanto sarebbero migliori gli Atenei italiani se tutti i docenti pensassero così?)

Quanta importanza può avere nella nostra vita, nelle nostre decisioni e nella nostra coscienza, una persona che sta dietro la cattedra? Se tutti quelli che lavorano stando di fronte ad un’aula, sentissero il reale peso, onore e onore della responsabilità che hanno nei confronti di chi li ascolta, se solo pensassero un attimo all’esempio da dare e meno al nozionismo, avremmo molti più maestri e meno detentori del sapere.

E, cambiando un attimo argomento, quanto stronza è una persona che tenta di mettere due sorelle l’una contro l’altra?

Sono stanca. Ho mal di testa. Stanno iniziando anche i brividi di freddo. Forse dovrei andare a dormire… ma non mi va di spegnere la gioia del mio incontro di stamani, di mettere a nanna l’entusiasmo e la grinta che si sono accumulati dentro di me in quei venti minuti: R. è una di quelle persone che tutti dovrebbero incontrare almeno una volta nella vita. E ringraziare il cielo.

Sono stanca, ma felice.

Il Principe Azzurro

…perché poi azzurro?
A me l’azzurro non fa impazzire. Mi piace il rosso. Ho un blog rosso, un’infinità di rossetti rossi, smalti rossi, non so quante collane, orecchini, bracciali e chincaglierie varie col rosso. Compro borse rosse, portafogli rossi, portacellulari rossi, pochette rosse, stoffe, lustrini e nastrini rossi, agende e block notes rossi e sono alla ricerca perenne e costante di un paio di stivali rossi che siano a metà strada tra il mignottesco e il mini-infanzia (che ancora non ho trovato). E, ovviamente, adoro il Natale (ma non sono comunista)!
Dunque, non potrebbe essere rosso pure sto principe?

Il Principe Rosso! Ah! Che bello! Anche perché non porta con sé tutte quelle promesse intrinseche e paracule a cui ci hanno abituate pensando al principe azzurro!
Parliamoci chiaro… sto trionfo azzurro di perfezione, con gli occhi azzurri, il mantello azzurro, l’elsa azzurra e i capelli platinati alla Marilyn, con il ciuffo periferico ondeggiante e arrendevole al vento, ha sgrattuggiato un po’ le ovaie.

Perché dovrebbe, poi, arrivare su un cavallo bianco?
Belli i cavalli… che animali meravigliosi! Personalmente provo un misto di timore reverenziale e di estasi di fronte a questi animali così fieri, eleganti e docili, nonostante la grande mole.
Ma perché bianco?
Cioè, voglio dire, nell’immaginario meno fiabesco e un po’ più reale, attizza di più un uomo che arriva su un cavallo bianco o su un cavallo nero? E su, diciamocelo! Il principe rosso, sul cavallo nero, ha molto più quel “quid” che lo rende diavolo tentatore e meno Cicciobello!
A questo punto potrebbe anche avere i capelli chiari e gli occhi azzurri, che ben si abbinano col rosso e col nero, e che scatenano fantasie su tutta una serie di contrasti caratteriali: dolce/rude, sognatore/realista, freddo/passionale… ‘nzomma, tutte queste cose carine che fanno arrizzare i pochi peli (quelli che hanno resistito a sedute di cerette violente!) a noi donne!

Che se poi penso a me stessa, addormentata nel bosco, sotto le fresche frasche, col lontano e delicato cinguettio dei passerotti, con un venticello lieve che non mi fa sentire freddo ma che mi permette di non sudare sotto la palandrana da principessa e la folta chioma dorata (pure quella!)… e venisse un principe azzurro, sul suo cavallo bianco, a svegliarmi… altro che occhi dolci!!! Mi incazzerei come una iena!!!
Ma una è libera o no di farsi un sonno come Dio comanda?
Arrivasse invece il principe rosso sul cavallo nero… beh, parliamone… in fondo non ho così tanto bisogno di dormire, in fondo riposavo perché non sapevo cos’altro fare… sì dai, parliamo un po’ delle mezze stagioni che non esistono più, tranne che nel bosco!

Conosco più donne che non trovano un uomo che vada bene per loro, perché sono legate all’idea di sto cavolo di principe azzurro, che donne che si tingono i capelli.
E basta, porca miseria, basta con questa idea di uomo!
E sì che sarebbe simpatico per un po’, ma poi…?

Ok… vado a farmi un caffè…

 

 

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