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Metempsicosi

“Puttana Eva!”
E c’ha ragione, c’ha!
A me non pare normale che per colpa di una che aveva voglia di mela a tutti i costi (ma ‘na banana? O ‘na pera?), noi donne siamo costrette a subire da sempre le peggiori delle torture umanamente sopportabili. Sta disgraziata, ammaliata da un serpente (e, mia cara, Eva, la simbologia la dice lunga… nun t’offendere, ma pure “Porca Eva” ci sta bene!) proprio non è riuscita a fare la donnina obbediente (cretina, non lo sai che siamo nate per obbedire?) e s’è dovuta mangiare la mela.
La mela, dico io, LA MELA!!!?
Fosse stata una pizza, un tacchino arrosto, una chilata di cioccolato, e t’avrei pure potuto capire… ma ‘na mela… ma ti mancava così tanto la mela? Hai mandato tutto a puttane (appunto) per una mela?
Che Adamo un surrogatuccio proprio non te l’è riuscito a dare?

E io mò, per colpa tua, ho deciso che in una prossima vita voglio rinascere uomo.
Perché?
Mia bella, e te lo spiego subito.

Innanzitutto perché non sarò costretta a portare un reggiseno.
Dimmi tu, se il reggiseno non è una tortura!
Una ora non ci fa neanche più caso (o quasi) perché c’ha fatto l’abitudine, ma mica è normale prendere ‘na ragazzina di 10 anni e bardarla con sta fasciatura di contenimento? Non è una tortura bella e buona?

Da uomo, poi, non avrei il ciclo mestruale.
Perché mi devo dissanguare per 3 giorni al mese, perché?
Perché devo trasformarmi nell’essere più odioso dell’universo e perché mi devono uscire sti brufolazzi sul mento, sul naso e sulla fronte? Perché devo spendere parte del mio budget mensile in “medicazioni”, con o senza ali? Per fare cosa poi? Per prendere l’ovulo e buttarlo nel cesso.
La riproduzione, dicono, la fertilità.
Ma non si può fare come i cani? Che si va in calore due volte all’anno, e arrivederci e grazie?
No?

E quanto risparmierei, da uomo, in cure estetiche?
Mi terrei belli belli tutti i miei peli superflui… perché non vorrei certo reincarnarmi in un uomo che si depila! Niente ceretta, niente trucco, niente tintura, taglio, maschera e cazzi e mazzi vari dal parrucchiere… pare poco? Non lo è.

Se volessi un figlio, mi basterebbe una sana trombata e finirebbe lì! Niente gravidanza, niente nausee, niente mattinate abbracciate al cesso per vomitare pure l’anima, niente ecografie, niente ravanate nella patata da parte del ginecologo, niente amniocentesi, e, soprattutto, niente parto!
Ma quanti ne farei di figli, se fossi uomo! Quanti!!!

E infine… voglio vedè chi avrà il coraggio di contraddirmi: fare la pipì in piedi!!!
E che nessuno mi venga a dire che la pipì in piedi la possiamo fare pure noi donne, che basta un po’ di equilibrio e buoni muscoli… perché non abbiamo uno strumento a propulsione, distante qualche cm dal nostro corpo, per poter fare una cosa del genere: siamo fisiologicamente create per pisciarci le gambe se la facciamo in piedi!!

Io voglio rinascere uomo: alto 1,90, con la barba e la cravatta, e voglio trombare a destra e a sinistra per poter ricevere finalmente una pacca sulla spalla e non un accorato: “Zoccola!”.

Ecco.

Costa D’Oro

Che si sappia: sono una buona forchetta!
E odio i cucchiai, si sappia.
E le mie taglie non proprio da passerella lo dicono per me.

Sono in forma. Tonda è una forma“. Lo diceva Geppi Cucciari, prima di darsi all’Activia, e io mi ritrovo totalmente nella sua affermazione. Pienamente, direi.

Non disdegno nulla, ma quello che mi fa uscire di senno, oltre al maiale e alla mucca, sono i carboidrati. Sono una carboidrati dipendente, fanatica, talebana, sfegatata fan di tutto ciò che è pasta, pane o pizza. Praticamente tutte quelle cosucce che si depositano non su culo e fianchi, come si conviene ad ogni donnina per bene e un po’ golosetta, ma sulla panza: esattamente quello che accade a muratori, scaricatori di porto, camionisti e, in generale, a tutti quegli omoni che sostengono enormi fatiche fisiche e che si sollazzano poi con una merendina di 1/2 kg di pane e mortadella.

"Marenna del fravecatore"(Per chi chiama da fuori 081: spuntino del muratore)

“Marenna del fravecatore”
(Per chi chiama da fuori 081: spuntino del muratore)

Certo, mi piacciono anche i dolci. Ma, fatta eccezione per qualcuno in particolare, non mi fanno impazzire. Quelli li riservo per particolari momenti, che solitamente corrispondo a: fine pasto, sindrome premestruale, depressione, calo di zuccheri.
Non mi vedrete mai sostituire un pasto con un dolce, né preferire una fetta di torta ad un panino col salame, né fare il calcolo delle calorie e decidere che, mangiato un gelato, me ne posso stare digiuna una giornata intera. Ché su ‘ste cose non si scherza!

Neanche il cioccolato mi piace particolarmente.
Sicuramente non il Lindt che, a quanto ne so, risulta essere uno dei più apprezzati al mondo, insieme al Caffarel, Venchi, Novi, Ritter… il Perugina o il Nestlè o il Milka meno che mai. Aborro.
Reminiscenze infantili mi portano a comprare, di tanto in tanto, qualche barretta della Kinder, ma mi rendo conto che quello proprio cioccolato fine non è.
Apprezzo molto i cioccolatini fondenti ripieni di liquore Strega, o le bucce d’arancia candita ricoperte di cioccolato, ma se c’è un cioccolato in grado di farmi venire la bava, come i molossi, quello è il CIOCCOLATO COTE D’OR!

Còte d'Or

Còte d’Or

Côte d’Or è un marchio di cioccolato belga di proprietà della Kraft Foods.

Côte d’Or è stato fondato nel 1883 da Charles Neuhaus, un produttore di cioccolato che utilizzò il nome Côte d’Or (in francese “Costa d’Oro”), in riferimento all’antico nome dell’attuale Ghana, il luogo di provenienza della maggior parte del cacao utilizzato nell’industria del cioccolato.
[da Wikipedia]

Ora, io proprio non lo so cos’ha questo cioccolato di così diverso da tutti gli altri, fatto sta che non ho mai ritrovato in nessun altro il suo sapore. Neanche in quelli che hanno la stessa provenienza.
C’è un aroma dentro, un particolare aroma, che lo rende assolutamente unico, ma non saprei assolutamente di che aroma si tratti.

Le barrette al latte, latte e nocciole, fondente… ne mangerei a chilate!
E il Bouchèe?
Ve lo ricordate il Bouchèe?

Bouchèe Cote d'Or

Bouchèe Cote d’Or

Un cioccolatino che non è un cioccolatino: è un piatto di pasta!
25 grammi di pralina di cioccolato al latte, ripiena di crema alle nocciole, alle mandorle e alle noci di Acagiù. Una roba che a volerla mettere tutta in bocca e aspettare che si sciolga, bisogna per forza stare da soli e votarsi al silenzio per mezz’ora!

Una libidine, uno di quei peccati che quasi ci si chiede: “Meglio questo o una notte di sesso matto e disperatissimo” e non si riesce a darsi risposta.

Io ne ho appena mangiato uno e neanche ci provo a spiegare come mi sento in questo momento.
E pensare che c’è chi, per sentirsi allo stesso modo, si fuma l’origano!

Ho letto in giro, sul web, che difficilmente si trova ancora in giro il cioccolato Cote d’Or, ancora meno i Bouchèe… che vi devo dire… qui a Napoli ancora se ne trovano in quantità industriali: se li cercate, o vi venite a fare un giro, o mi fate un fischio e diventerò la vostra spacciatrice!

Cenoni

Un mio amico, carissimo amico in realtà, mi ha fatto giustamente notare che non sta bene, proprio non sta bene, trattare male la Befana. Lei che, poverina, nonostante l’età, si distrugge a trascorrere una notte in sella ad una scopa per portare qualcosa a tutti.
Fosse anche solo del carbone, ma lo porta.

E’ giusto che Natale e Capodanno abbiano i loro cenoni della vigilia e la Befana no?
No, non è giusto, e dunque è scattato immediatamente l’auto invito a cena, per onorare come si deve questa vecchina tanto brutta nell’immaginario collettivo, quanto dolce nel mio.

E pensa che ti ripensa, ecco quello che ho deciso di cucinare:

  • antipasto di prosciutto crudo, melone e ciliegine di mozzarella di bufala
  • Linguine con totani, gamberetti, vongole, cozze e calamari
  • tranci di salmone alla griglia
  • insalata mista (lattuga, rucola, ravanelli, finocchi, carote e cipolline)
  • macedonia al vermouth
  • pandoro farcito con crema al mascarpone
  • cioccolata calda corretta all’amaretto di Saronno, con granella di pistacchi
  • bevande: acqua, coca cola, Pinot grigio e Garganega, caffè, limoncello.

La spesa l’ho fatta, il grembiule l’ho messo, ora lego anche i capelli e mi immergo nel mio regno: la cucina. Sperando che il sorrisone che ho stampato in viso da stamani, chissà poi perché, mi accompagni per tutto il giorno!

Buona vigilia dell’Epifania a tutti voi!

Elogio della bocca

Ci pensavo oggi.
Tutte le cose che amo fare si fanno con la bocca.
Parlare, mangiare, sgranocchiare, fumare, baciare, cantare…
Se fossi nata singola parte del corpo, e non corpo intero, molto probabilmente sarei una bocca.
Mi sarei mossa per dare forma all’aria, trasformandola in parola o in canto.
Mi sarei aperta per accogliere e conoscere nuovi cibi e nuove bevande.
Mi sarei avvolta attorno ad una sigaretta, ad una pipa, ad un sigaro.
Avrei adorato schiudermi, per poi posarmi su altre labbra, conoscerne il sapore, la morbidezza, il messaggio.

Labbra

 

 

Avrei avuto la forma e il colore della mia bocca o sarei stata la bocca di qualcun altro?
Avrei veicolato parole gentili o avrei ucciso?
Su quante bocche mi sarei posata prima di trovare la mia bocca gemella?

“La bocca si colloca in un singolare spazio intermedio fra eros e sesso. Non è puramente intellettuale come l’eros, non è solamente fisica come il sesso. Se l’erotismo parla alla mente e il sesso al corpo, è il cuore che parla attraverso la bocca.”
(Massimo Fini)

 

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