In quasi tre mesi di blog, a volte per intuito, altre tramite tentativi ed errori, ho più o meno capito come funziona WordPress. Per lo meno nelle sue funzioni base, quelle che permettono di comunicare un pensiero, accompagnarlo con un contenuto multimediale, leggere gli articoli dei blog che seguo, commentare, rispondere, notifiche, link, categorie, tags e cazzi e mazzi vari.
Sono persino riuscita a dare al mio blog l’aspetto che più mi piace, o che, per lo meno, più si avvicina a quello che mi piace… ché nel frattempo ho pure capito che se volessi personalizzare la mia pagina nel modo che più mi aggraderebbe in assoluto, dovrei sborsare un tot all’anno. E non mi passa neanche per l’anticamera più remota del cervello.
Addirittura sono riuscita a districarmi un po’ nel magico mondo delle statistiche, quelle che ti dicono chi ti ha visitato, quando, da dove, ieri, oggi, e domani?, tramite quale termine di ricerca (e me ne sono fatta di risate) o quale blogger referente.
Quello che però mi sfugge totalmente, è la logica del LIKE.
La mia, personalissima, funziona in questo modo: leggo l’articolo e clicco sull’icona LIKE nei seguenti casi:
- quando l’articolo mi piace
- quando l’articolo mi piace e lo commento
- quando l’articolo mi piace e non mi vengono parole per commentarlo
- quando l’articolo mi piace, ma parla di sentiti così intimi che aggiungere parole mie mi farebbe sentire indelicata o un’intrusa
- quando l’articolo mi piace, ma non ho nulla da aggiungere (capita a volte con i video musicali, le poesie, una foto…)
- quando l’articolo mi piace e voglio che sia facilmente rintracciabile in seguito (per rileggerlo o approfondirlo) tramite il widget appositamente dedicato
In tutti i casi, c’è di base che l’articolo comunque mi piace.
Cioè, voglio dire, immagino che l’apprezzamento sia il presupposto fondamentale.
A me è successo, invece, qualcosa di strano, a proposito di questo strano universo del LIKE.
Mi è capitato di scrivere un articolo lunghissimo e di ricevere i primi apprezzamenti pochi secondi dopo la pubblicazione. E la cosa mi è sembrata alquanto strana, perché, io stessa, che ne conosco ritmo, intenzione e intonazione, ancora non avevo fatto in tempo a rileggerlo anche solo per metà… come diavolo hai fatto tu a leggerlo tutto e a decidere che ti piace in un tempo così breve?
E’ ovvio che non l’hai letto. E’ ovvio, per me.
E diventa ancora più ovvio quando lo fai la maggior parte delle volte che scrivo qualcosa.
Attenzione, perché alla fine dell’articolo, in quella parte che Wp non ti mostra nell’anteprima, potrei anche scrivere: “STRONZO CHI LEGGE!”.
Poi ci sono gli affezionati a cui piace tutto, ma proprio tutto quello che scrivo.
E, indubbiamente, la cosa mi lusinga, ma mi chiedo: “Possibile che non ti venga da dire neanche mezza parola in proposito? Sei sempre totalmente e acriticamente d’accordo con quello che dico e su come lo dico? Possibile che tu non abbia niente da aggiungere? MAI?”
Ah, ovvio… c’è quello che ha preso il LIKE come un segnale per dire: “Oh… sì, mi piace quello che hai scritto, però vieni da me che ho appena sfornato un post fresco fresco!”
Infine, ci sono quelli che pigiano LIKE, ma che poi mi demoliscono il post punto per punto.
E sia, mi sta bene, anzi, mi piace proprio!
Mi piace il confronto, mi piace avere ulteriori possibilità per spiegarmi meglio, per argomentare… ma a te, sì, a te che mi stai trucidando, che cazz’ ti like?
Ecco, allora, alla luce di tutto questo e alla luce del fatto che me ne sbatto altamente le ovaie di quanti LIKE ottiene un mio post, se vi ritrovate in una o più categorie di quelle che ho citato, per favore, spiegatemi in base a quale logica avviene tutto sto casino.
Perché io, da sola, proprio non ci arrivo.