Che si sappia: sono una buona forchetta!
E odio i cucchiai, si sappia.
E le mie taglie non proprio da passerella lo dicono per me.
“Sono in forma. Tonda è una forma“. Lo diceva Geppi Cucciari, prima di darsi all’Activia, e io mi ritrovo totalmente nella sua affermazione. Pienamente, direi.
Non disdegno nulla, ma quello che mi fa uscire di senno, oltre al maiale e alla mucca, sono i carboidrati. Sono una carboidrati dipendente, fanatica, talebana, sfegatata fan di tutto ciò che è pasta, pane o pizza. Praticamente tutte quelle cosucce che si depositano non su culo e fianchi, come si conviene ad ogni donnina per bene e un po’ golosetta, ma sulla panza: esattamente quello che accade a muratori, scaricatori di porto, camionisti e, in generale, a tutti quegli omoni che sostengono enormi fatiche fisiche e che si sollazzano poi con una merendina di 1/2 kg di pane e mortadella.
Certo, mi piacciono anche i dolci. Ma, fatta eccezione per qualcuno in particolare, non mi fanno impazzire. Quelli li riservo per particolari momenti, che solitamente corrispondo a: fine pasto, sindrome premestruale, depressione, calo di zuccheri.
Non mi vedrete mai sostituire un pasto con un dolce, né preferire una fetta di torta ad un panino col salame, né fare il calcolo delle calorie e decidere che, mangiato un gelato, me ne posso stare digiuna una giornata intera. Ché su ‘ste cose non si scherza!
Neanche il cioccolato mi piace particolarmente.
Sicuramente non il Lindt che, a quanto ne so, risulta essere uno dei più apprezzati al mondo, insieme al Caffarel, Venchi, Novi, Ritter… il Perugina o il Nestlè o il Milka meno che mai. Aborro.
Reminiscenze infantili mi portano a comprare, di tanto in tanto, qualche barretta della Kinder, ma mi rendo conto che quello proprio cioccolato fine non è.
Apprezzo molto i cioccolatini fondenti ripieni di liquore Strega, o le bucce d’arancia candita ricoperte di cioccolato, ma se c’è un cioccolato in grado di farmi venire la bava, come i molossi, quello è il CIOCCOLATO COTE D’OR!
Côte d’Or è un marchio di cioccolato belga di proprietà della Kraft Foods.
Côte d’Or è stato fondato nel 1883 da Charles Neuhaus, un produttore di cioccolato che utilizzò il nome Côte d’Or (in francese “Costa d’Oro”), in riferimento all’antico nome dell’attuale Ghana, il luogo di provenienza della maggior parte del cacao utilizzato nell’industria del cioccolato.
[da Wikipedia]
Ora, io proprio non lo so cos’ha questo cioccolato di così diverso da tutti gli altri, fatto sta che non ho mai ritrovato in nessun altro il suo sapore. Neanche in quelli che hanno la stessa provenienza.
C’è un aroma dentro, un particolare aroma, che lo rende assolutamente unico, ma non saprei assolutamente di che aroma si tratti.
Le barrette al latte, latte e nocciole, fondente… ne mangerei a chilate!
E il Bouchèe?
Ve lo ricordate il Bouchèe?
Un cioccolatino che non è un cioccolatino: è un piatto di pasta!
25 grammi di pralina di cioccolato al latte, ripiena di crema alle nocciole, alle mandorle e alle noci di Acagiù. Una roba che a volerla mettere tutta in bocca e aspettare che si sciolga, bisogna per forza stare da soli e votarsi al silenzio per mezz’ora!
Una libidine, uno di quei peccati che quasi ci si chiede: “Meglio questo o una notte di sesso matto e disperatissimo” e non si riesce a darsi risposta.
Io ne ho appena mangiato uno e neanche ci provo a spiegare come mi sento in questo momento.
E pensare che c’è chi, per sentirsi allo stesso modo, si fuma l’origano!
Ho letto in giro, sul web, che difficilmente si trova ancora in giro il cioccolato Cote d’Or, ancora meno i Bouchèe… che vi devo dire… qui a Napoli ancora se ne trovano in quantità industriali: se li cercate, o vi venite a fare un giro, o mi fate un fischio e diventerò la vostra spacciatrice!